INTRECCI |
Un album di standard - peraltro famosissimi - della musica leggera italiana, interpretati da voce e pianoforte: un'operazione a prima vista non particolarmente originale che ha prodotto invece un disco di grande qualità e di notevole spessore artistico. Merito senz'altro dei due protagonisti: Paola Atzeni è una vera rivelazione, una cantante dalla voce splendida, con una personalità ed una duttilità non comuni, che riesce a rivisitare con autorevolezza assoluta brani che nell'immaginario collettivo portano il marchio indelebile di interpreti "sacre" come Mina, Ornella Vanoni e Fiorella Mannoia.
Marco Bianchi, eccellente pianista, che con il suo "New Trio One" avevamo avuto modo di apprezzare in un contesto tipicamente jazzistico, mette il suo talento a servizio della voce di Paola, non come semplice accompagnatore, ma come interlocutore, un "direttore d'orchestra" che, creando la giusta "profondità di campo", dialoga con la voce femminile, quasi a ricreare artisticamente la sottile dinamica di un rapporto uomo-donna. In sintesi ci troviamo di fronte ad un album bellissimo e piacevole, più vicino alla canzone d'autore che al jazz, che, adeguatamente promosso e pubblicizzato, potrebbe avere un potenziale commerciale non indifferente. Il che, quando si tratta di musica di qualità come in questo caso, non può davvero considerarsi un difetto. Roberto Biasco per Jazzitalia |
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